Biancosale, raccolta di Poesie di Stefania Stravato è silloge di dolore e bellezza, antitesi e sintesi di una mappa esistenziale. Titolo e trama stringono un patto di alleanza nella complicità linguistica.
"e solo a forza di pensarti, ti tengo
biancosale sulle mie ossa
come un'eco
che tira indietro la schiena"
Biancosale diviene così una connessione, che nella sua sostanza e nel suo stretto legame, ricrea un osmosi inequivocabile, da cui deriveranno una serie di parole uniche composte tra loro: rossofuoco / controtempo / pietraviva / primasera / rossocorallo / violascuro / rosadalba / verdemare / sottopelle
"troppi tramonti in una sola mano
lo sento in grembo
il rossofuoco che cade, rose d'autunno"
Un percorso unico nella omogeneità del dettato, senza soluzione di continuità, i versi scorrono nello stesso alveo di un flusso di coscienza per attraversare gli stadi di percezione:
"viaggiando acqua di falda
una rotta controvento
ho vegliato la nuca di creature dissanguate
dal deserto
L'itinerario si snoda nei paesaggi fisici e interiori della memoria, facendo affiorare luoghi e simboli, nella tensione costante della ricerca di verità. Un caledoiscopio nel quale regna la visione intima del dolore quale fonte e approdo, zenith e nadir.
"i coltelli del tramonto nella schiena
inferno mi porto via sulla bocca
la linfa di un ramo che non mi ha trattenuta
e dell'arsura patita
restano aranci antichi verso riva"
Quel dolore che Baudelaire individuava come "nemico oscuro" e che in questa silloge viene rievocato spesso mediante la simbologia del silenzio, della solitudine, dell'acqua: l'infido triangolo, in cui gli elementi si intersecano, si sottraggono, si celano tra le pieghe dell'eros, sempre identificato nelle forme di-segnate dei "fianchi": essi confinano plasticamente nell'arco accentuato della bellezza che si curva e si delinea nel grembo, matrice di vita, d'amore, di seduzione, punto nodale della vita, della libido.
"la vorrei lieve
una resa al mare dei fianchi
l'incertezza, la bellezza
passata e non trascorsa
di fare e disfare i giorni
portati alle labbra
in un gesto appena accennato"
Sussulti e vibrazioni oscillano fra l'angustia del dolore e lo spazio di un orizzonte dove si spinge il volo di un uccello. Poi anche questo è inghiottito dalla linea immaginaria e si resta di nuovo soli e dolenti.
Ma essenzialmente questo andare e ritornare dell'io poetico, attraversando le oscurità e le lucentezze della propria esistenza, è la catarsi personale: dopo aver lavato la ferita, si può tornare a vivere. E ancora a soffrire. Ma più consapevoli.
"ci terremo gli occhi stretti addosso
nessun luogo sulla pelle
perderemo
per stare in ginocchio
di spalle al mare e leccarci
l'intimità di mille baci
lungo le ore di un istante troppo breve
troppo vicino alla morte"
di Stefania Stravato
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