Regista e Sceneggiatore Italiano
(Milano, 26 marzo 1933)
I veri pervertiti sono coloro che reprimono i loro istinti sessuali invece che viverli liberamente.
Il cinema, è il mio giardino delle delizie. Il linguaggio è l’elemento più importante di un film.
La vera volgarità sta nell’ipocrisia che è in tutti i campi, da quello culturale a quello politico, così come in quello religioso e finanziario. La trasgressione significa non accettare queste forme di ipocrisia.
Parigi è stata la città dove mi sono trasferito, appena laureato, perché tutto quello che riguardava la donna, detto in francese, aveva un suono più accattivante.
Non esistono donne frigide, esistono solo uomini fessi!
L’amore è un sentimento che si esprime con il linguaggio del sesso. Se non c’è sesso, non si può parlare d’amore.
Oggi c’è una deriva contenutistica, che non fa più distinguere la barzelletta sul marito cornuto dalla novella di Boccaccio.
Dare un senso alla vita può portare alla follia, ma una vita senza senso è una barca che anela al mare, eppure trema.
L’operaio vende un braccio, il calciatore una gamba, la puttana la vagina.
Io sono di formazione figurativa più che narrativa.
In genere, le ragioni della censura, sono quelle dei cerberi e dei cani da guardia del potere.
Viviamo in uno stato che è stato uno stato di diritto, ma sta lentamente scivolando in uno stato pedagogico, quindi etico, quindi teocratico, quindi, sotto sotto, totalitario.
Da quando so che è una porcellina mi piace molto Lady Diana.
Se c’è una cosa che detesto, la vera censura è il politically correct, la par condicio, e cose del genere. Sono tutti sistemi che impediscono alla gente di dire come la pensa, esprimersi in libertà.
Le ghiande sono, per essere chiari, il cibo dei porci.
Quando cammino per strada sono le donne, le prime, che mi vengono a chiedere l’autografo, una fotografia. Le donne sanno che io le amo in modo incondizionato.
Godere, se dipendesse da me, sarebbe un dovere per tutti.
La sessualità ha, almeno, due funzioni: quella procreativa e quella ricreativa.
Come si guarda una faccia, così si dovrebbe guardare un culo: non c'è niente di male.