Scrittrice Cilena
(Lima, 2
agosto 1942)
La scrittura è un
tentativo disperato di preservare la memoria.
I nostri pensieri
danno forma a ciò che noi supponiamo sia la realtà.
In Cile la
famiglia allargata era il centro di ogni cosa: ho vissuto per anni da rifugiata
politica, ma ovunque andassi avevo bisogno di ricreare quei legami.
La bellezza altro
non è che un atteggiamento.
Non c'è niente di
più pericoloso del demone della fantasia acquattato nell'animo femminile.
Anche se i
genitori sono assenti, l'importante è avere in memoria l'amore di qualcuno.
Non esiste
separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo.
Non invento i miei
libri: saccheggio storie dai giornali o ascolto con orecchio attento le vicende
degli amici.
Il dialogo
planetario rende i ragazzi molto forti e molto creativi.
L'erotismo e la
fantasia entrarono nella mia vita con la forza di un tifone, infrangendo
l'ordine noto delle cose.
Credo sia una
reazione sana, il riaffermarsi della vita, del piacere e dell'amore dopo aver
percorso per molto tempo i territori della morte.
L'ostinazione è un
male molto forte; si aggrappa al cervello e spezza il cuore.
Il dolore ti
cambia in profondità.
Scrivere mi
consente di rimanere integra e di non perdere pezzi lungo il cammino.
Nel paziente
esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore.
La sola cosa che
si possiede è l'amore che si dà.
Le crisi e le
avversità, spesso diventano occasione di crescita interiore.
La gente muore
solo quando viene dimenticata.
La felicità è
saponosa, scivola via tra le dita e invece ai problemi ci si può attaccare,
offrono un appiglio, sono ruvidi, duri.
C'è un momento in
cui il viaggio iniziato non può più essere interrotto, corriamo verso una
frontiera, passiamo attraverso una porta misteriosa e ci svegliamo dall'altra
parte, in un'altra vita.