La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono
fatte le dittature.
Chiudersi in sé, consacrarsi esclusivamente al lavoro,
significherebbe fare del proprio io una prigione.
Mi piace il lavoro, mi affascina. Potrei stare per ore
seduto ad osservarlo.
È impossibile godere a fondo dell'ozio se non si ha una
quantità di lavoro da fare.
Credo nella dignità del lavoro, sia con le mani che con
la mente; che nessuno abbia il diritto di essere mantenuto ma che tutti abbiano
il diritto a un'opportunità per mantenersi.
Sono sempre stato convinto che chi dà lavoro e chi lavora
siano partner, non nemici e che i loro interessi siano comuni, non opposti.
Perché, nel lungo termine, il successo di uno dipende dal successo dell'altro.
Quando c’è in gioco il proprio lavoro bisogna abbandonare
la modestia.
Il talento è una dote innata, le capacità si sviluppano
attraverso ore ed ore di duro lavoro.
La felicità non viene dal possedere un gran numero di
cose, ma deriva dall’orgoglio del lavoro che si fa.
Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa,
gioia del focolare. Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del
lavoro, poema di sacrificio.
La mentalità che abbiamo il dovere di combattere
all'interno della amministrazione è quella dell'apatia e della scarsa
considerazione del proprio lavoro.
Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e
insicurezza.
Il talento da solo vale poco. Ciò che separa il
talentuoso dalla persona di successo è il duro lavoro.
Io trovo che la cosa più bella che un giovane possa fare
è di inventarsi un lavoro che corrisponde ai suoi talenti, alle sue
aspirazioni, alla sua gioia, e senza quella arrendevolezza che sembra così
necessaria per sopravvivere. “Ah ma io non posso perché..” Tutti possono. Ma
capisci quello che dico? Bisogna inventarselo! Ed è possibile, possibile, possibile.
Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo.
Non ho idoli. Ammiro il duro lavoro, la dedizione e la
competenza.
Non riesco a immaginare come un’artista serio possa mai
considerarsi soddisfatto del proprio lavoro.
L’articolo 18 è un falso problema. Pensiamo al lavoro.
Se conosci come, avrai sempre un lavoro, ma se conosci
perché, sarai una guida.
Il lavoro è il miglior antidoto alla tristezza.
È uno strano fisico, il mio. Non ricordo di essermi mai
sentito stanco per il lavoro, e invece l'ozio mi sfinisce.
Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il
destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di
pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra. Ma
questa è una verità che non molti conoscono.
Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta
la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, e ad
un tempo di negargli ogni valore umano.
Il lavoro non è per gli uomini, è per i ciucciarielli.
Anche una fatica, magari, può dar gusto qualche volta, purché non sia un
lavoro. Una fatica oziosa può riuscire utile e simpatica, ma il lavoro, invece,
è una cosa inutile, e mortifica la fantasia.
L'inizio è la parte più importante di un lavoro.
Identificarsi con il denaro, il lavoro o la posizione
sociale è un grave errore.
Il Governo ha due doveri, quello di mantenere l'ordine
pubblico a qualunque costo ed in qualunque occasione, e quello di garantire nel
modo il più assoluto la libertà di lavoro.
Nel socialismo il criterio di distribuzione dei beni
sociali è diverso: da ciascuno secondo le capacità, a ciascuno secondo il
lavoro.
Passa un viandante che s’informa sulla natura del loro
lavoro; uno modestamente risponde: sto ammucchiando mattoni; l’altro risponde:
innalzo una cattedrale.
Fai in modo di essere così importante nel tuo lavoro da
diventare indispensabile. Esercitati a percorrere qualche chilometro in più e
goditi le ricompense che riceverai. Te le meriti.