Pittore Francese
(Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919)
Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l'impressionismo.
Un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre.
Sono andato a vedere le opere di Raffaello a Roma: sono molto belle e avrei dovuto vederle tanto tempo prima. Sono piene di erudizione e di saggezza. Raffaello non cercava, come me, le cose impossibili, ma è bello.
E’ difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio.
Resto al sole non tanto per eseguire dei ritratti in piena luce, ma per scaldarmi e per osservare. Così, a forza di vedere l'esterno, ho finito con l'accorgermi solo delle grandi armonie senza più preoccuparmi dei piccoli dettagli che spengono il sole anziché infiammarlo.
Ogni tanto, bisogna tentare cose superiori alle proprie forze.
Quando, immersi nel silenzio, sentiamo tutt'a un tratto squillare il campanello, abbiamo l'impressione che il rumore sia molto più stridente di quanto lo sia effettivamente. Ebbene! Io cerco di far vibrare un certo colore in modo così intenso come se il rumore del campanello risuonasse in mezzo al silenzio.
Com'é difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l'imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso.