Scrittore Italiano
(Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966)
La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio.
Non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini.
Come cultura, Gesù Cristo è non meno importante di ciò che è come fede o vita dei fedeli. Nulla di quanto gli uomini hanno detto di nuovo o concreto o anche solo di utile, dopo di lui, è stato detto in contrasto con lui.
È in ogni uomo di attendersi che forse la parola, una parola, possa trasformare la sostanza di una cosa. Ed è nello scrittore di crederlo con assiduità e fermezza.
Forse non ogni uomo è uomo; e non tutto il genere umano è genere umano.
Perché si chiamava civile una guerra in cui due fratelli potevano trovarsi uno contro l'altro? Non si sarebbe dovuto chiamarla, anzi, incivile?
Se avessi avuto i mezzi per viaggiare sempre credo che non avrei scritto un rigo.
È fede in una magia: che un aggettivo possa giungere dove non giunse, cercando la verità, la ragione; o che un avverbio possa recuperare il segreto che si è sottratto a ogni indagine.
Ogni morto di fame è un uomo pericoloso.
Si capisce, bisogna che sappia riconoscere il suono del falso. Vi è un suono acuto che si rischia di prendere per suono di falso mentre è solo di frettolosa concentrazione del reale.
Un libro non è soltanto "mio" o "tuo", non rappresenta solo il "mio" contributo alla verità, il "mio" sforzo di ricerca della verità e la "mia" capacità di realizzazione letteraria. Un libro è un riflesso più o meno diretto, e più o meno contorto, più o meno alterato, della verità obbiettiva, e molto in un libro, anche all'insaputa dello scrittore, specie in un libro mancato, può essere verità rimasta grezza.
La gente si allea nelle paure. E tu vedi come i bravi e i giusti siano alleati in una paura intelligente.