Fotografo e Ritrattista Americano
(1923 - 2004)
Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi.
Le mie fotografie non vogliono andare al di là della superficie, sono piuttosto letture di ciò che sta sopra.
Marilyn Monroe alla macchina fotografica offriva più di qualsiasi altra attrice, o donna, che io abbia mai inquadrato: era infinitamente più paziente, più esigente con se stessa e più a suo agio di fronte all'obiettivo che non quando ne era lontana.
L'esistenzialismo di Camus e la drammaturgia di Beckett mi hanno influenzato notevolmente.
I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo.
Non mi piace osservare la gente in piccolo. Esponendo i ritratti a grandezza naturale offro un'opportunità all'immaginazione di diventare autentica.
Non mi piacciono gli espedienti a base di giochi di luce o pose particolari. Il bianco aiuta a separare il personaggio dal resto. Il grigio invece protegge, abbraccia, riscalda, ti fa emergere dall'ombra alla luce. Racconta un'altra storia. Nel bianco sei solo.
Tanta gente è convinta che abbia iniziato a dedicarmi alla fotografia commerciale per poi passare a un lavoro più creativo e personale. Invece ho sempre fatto entrambe le cose.
Tutte le fotografie sono accurate. Nessuna di esse è la verità.