Cantautore Italiano
(27 Settembre 1966)
A volte penso che nel momento in cui uno ride, quello sia veramente un momento in cui si aprono le porte della percezione e l'Eternità entra in noi.
La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.
La nascita della canzone "A te", è stata per me un vero e proprio momento magico per il quale non finisco mai di provare un senso di gratitudine.
Internet non è solo un veicolo, è una forma di cultura. La rete è innanzitutto un concetto filosofico.
Nel nome c'è sempre il nostro destino. Rino Gaetano si chiama con due nomi propri: Rino e Gaetano. Quando ci si rivolge a qualcuno chiamandolo con il suo nome proprio è perché ci si conosce, perché è un amico. Lui ne ha addirittura due.
Ricordo tutto. I sanremi, il cilindro e la maglietta a righe, il cappello da esploratore. Io amo i cappelli e forse è colpa sua.
Vedo gli occhi di una donna che mi ama e non sento più bisogno di soffrire.
Non sono di quelli che pensa che se non ho un messaggio su Twitter fresco di giornata il pubblico cambierà gusti musicali. Penso solo alle canzoni, a farle bene, che siano emozionanti, che arrivino attraverso qualsiasi mezzo a disposizione, dalla suoneria del telefonino alle casse del palasport. La musica è il social network più antico e quello che funziona di più. Il resto può aiutare ma senza pezzi si va poco lontano.
Ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente.
La voce di Ornella Vanoni è come un profumo. Dopo averla ascoltata ci si sente bene. Immersi in qualcosa di bello che rimane.
Sentire il corpo, ascoltarlo, muoversi, sentirne i lamenti e scoprine i punti forti, sentirsi con il corpo dentro il paesaggio e confondere la fatica della pedalata con la fatica della terra che gira su se stessa e poi intorno al sole fino a girare come se fosse un anello della concatenazione dei satelliti e delle stelle degli elettroni e dei nuclei e scoprire nel movimento rotondo la chiave del movimento in avanti.
Nella rete non c'è notte e non c'è giorno, non c'è alto e non c'è basso, non c'è corpo e non c'è calligrafia, c'è solo il bit, che viaggia e che prende la forma che gli vogliamo dare.
La mia è sempre di più la lingua dei viaggiatori e chi decide di ascoltarmi deve sapere che io sono uno che racconta mondi che ha visto e mondi che vuole vedere, e che non conosco a fondo la lingua del posto, la lingua degli stanziali, strimpello strumenti e parlo male diverse lingue e di volta in volta ho bisogno di musicisti e di interpreti per metter su le tende nel luogo e restare finché non mi riprende il senso di irrequietezza che mi porta a fare di nuovo i bagagli e partire.
L'evoluzione passa attraverso porte strette e poi chi sa se sono le porte giuste? Probabilmente sono le uniche.