Generale e Prefetto Antimafia
(Saluzzo 27 Settembre 1920 - Palermo 3 settembre 1982)
Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli.
Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non riusciremo mai a battere la mafia.
Le banche sanno benissimo da anni chi sono i loro clienti mafiosi. La lotta alla Mafia non si fa nelle banche o in una città volta per volta, ma in modo globale.
Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì!
Chiunque pensi di combattere la Mafia nel "pascolo" palermitano e non nel resto d'Italia non farebbe che perdere tempo.
Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti.
La mafia è cauta, lenta, ti misura, ti ascolta, ti verifica alla lontana. Un altro non se ne accorgerebbe, ma io questo mondo lo conosco.
La Dc a Palermo vive con l'espressione peggiore del suo attivismo mafioso, oltre che politico. Lo Stato affida la tranquillità della sua esistenza non già alla volontà di combattere e debellare la mafia e una politica mafiosa, ma allo sfruttamento del mio nome per tacitare l'irritazione dei partiti, pronti a buttarmi al vento non appena determinati interessi saranno o dovranno essere toccati o compresi.
Non spero certo di catturare gli assassini a un posto di blocco, ma la presenza dello Stato deve essere visibile, l'arroganza mafiosa deve cessare.
Ieri anche l'Onorevole Andreotti mi ha chiesto di andare da lui e, naturalmente, date le sue presenze elettorali in Sicilia, si è manifestato per via indiretta interessato al problema; sono stato molto chiaro e gli ho dato però la certezza che non avrò riguardi per quella parte di elettorato alla quale attingono i suoi grandi elettori.
Quando c'è un delitto di mafia, la prima corona che arriva è quella del mandante.
Magistrati, sociologi, poliziotti, giuristi sanno benissimo che cosa è l'associazione mafiosa. La definiscono per il codice e sottraggono i giudizi alle opinioni personali.
Credo di aver capito la nuova regola del gioco. Si uccide il potente quando è diventato troppo pericoloso, ma si può ucciderlo perché isolato.
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