Magistrato Antimafia e Politico Italiano
(31 Marzo 1959)
Non mi interessano i personali giudizi di Ilda Boccassini su di me e alle sue piccinerie siamo abituati da anni. Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo.
Ho atteso finora una smentita, invano. Siccome non è arrivata dico che l'unica a doversi vergognare è lei (Ilda Boccassini) che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni. La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca.
Le verità difficili sono sempre una conquista collettiva.
Il connubio tra poteri occulti e mafia è il famoso "gioco grande" sul quale stava lavorando Giovanni Falcone. E sul quale probabilmente è morto: e i veri mandanti della strage di Capaci, in fondo, non sono mai stati trovati.
Da tempo la Costituzione è sotto attacco in alcuni snodi fondamentali. L'autonomia e l'indipendenza della magistratura è da anni sotto assedio costante, e lo è il principio di uguaglianza.
Quando nel paese diverrà maggioritario un movimento che consideri la lotta alla mafia una priorità, probabilmente riusciremo a contagiare e a condizionare ancora di più il mondo della politica. È solo con l’antimafia sociale che si può vincere questa sfida.
L'indagine di De Magistris, per quanto abbiamo potuto apprendere, andava ben al di là di ciò che è divenuto più noto. Ben oltre quindi le intercettazioni di Mastella o l'iscrizione di Prodi nel registro degli indagati. Penso che il cuore dell'indagine fosse proprio l'intreccio tra poteri criminali e altri poteri sul territorio. Credo che il suo caso non possa essere affrontato se non si tiene conto della realtà in cui De Magistris, spesso in solitudine istituzionale, ha operato.
I nostri punti fermi sono l’alternativa al berlusconismo e al montismo. Non demonizziamo Grillo come antipolitica, e non demonizziamo Bersani come partitocrazia. Vogliamo confrontarci sui contenuti.
Falcone e Borsellino hanno operato in un clima molto più difficile di quello in cui lavoro io. E credo che il ricambio generazionale abbia contribuito positivamente a creare una prevalenza di magistrati formatisi sul loro modello. Anziché sul modello degli avversari.
È necessario che i cittadini scendano dagli spalti e giochino dalla parte della legalità, contro ogni tipo di malaffare e di corruzione.
Definirei il caso De Magistris come una vicenda emblematica di quel che accade quando un magistrato si ritrova, isolato e sovraesposto, a gestire un'indagine estremamente complessa e delicata su un grumo di intrecci, di interessi leciti e illeciti, riferibili a soggetti e ambienti diversificati, sul crinale dove s'incontrano i versanti criminali con i versanti politici e istituzionali. Come spesso accade nei territori dove operano sistemi criminali integrati. E mi riferisco, ovviamente, ai sistemi criminali riferibili alla mafia in Sicilia e alla 'ndrangheta in Calabria.
L’unica possibilità di sconfiggere davvero la mafia sta nella costituzione e nella diffusione di un movimento antimafia, promosso non soltanto dagli addetti ai lavori, ma prevalentemente da giovani studenti, lavoratori e operatori di ogni tipo.
Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento. Insomma, abbiamo interi pezzi di società che hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. E lo si vede in tutti i campi.
Quello della mafia è un processo evolutivo molto preoccupante. È stato sconfitto il sogno, il delirio di onnipotenza, di Riina e compagni. Ma il modello pensato da loro –l’idea dell’impossessamento degli interessi pubblici da parte degli interessi privati – si è realizzato: tutte le lobby, di tutti i tipi, si sono, oggi, impadronite delle istituzioni.
In terra di mafia non ci sono cittadini, ma sudditi ai quali elargire regalie. La cosa preoccupante è che questo meccanismo di esproprio dei diritti si è diffuso anche al di là della mafia. Ed è per questo che si può parlare di un processo di mafiosizzazione della mentalità del paese.