Politico Italiano
(11 Gennaio 1975)
È così difficile comprendere che c’è gran
voglia di una comunicazione e di soluzioni fuori dai vecchi schemi partitici,
che sono logori e anti-moderni?
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Credo alla superiorità morale del coraggio sulla paura,
dell’altruismo sull’egoismo…non credo alla mia superiorità morale nei confronti
di chi la pensa in maniera diversa da me.
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Un partito politico serio, degno di questo nome, non da
un giudizio etico e morale sugli elettori della parte politica avversaria, ma
cerca di convincere i delusi dell’altra parte politica.
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Il problema è che la generazione dei Pierluigi Bersani non è abituata a dire "io sono qua, misuriamoci".
Questa volta, però, devono. Mi dispiace dirlo, ma per loro è l’ultimo treno,
l’ultima chiamata. Non funzionerà più il meccanismo del "sono a
disposizione del partito, aspetto che me lo chiedano". Se lo devono
togliere dalla testa. Anche perché, dopo di loro, non c’è il diluvio.
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Provate a immaginare che guazzabuglio di emozioni si possa
provare guidando una città di cui mezzo mondo è innamorata. Una responsabilità
struggente e straordinaria.
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Una caratteristica drammatica del centro-sinistra credo
sia la spocchia e la mancanza di umiltà nel cercare i voti tra i delusi del
centro-destra. Non è mancato il “voto utile”, è mancato il “voto umile”.
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Se i partiti del centro sinistra stanno insieme
semplicemente in nome dell’antiberlusconismo, il centro sinistra è finito.
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Attenzione. Decidere non significa non ascoltare nessuno. Al
contrario: è importante ascoltare tutti. Ma poi bisogna agire. Altrimenti la
discussione politica diventa il bar dello sport: tutti dicono la loro, ma alla
fine non cambia nulla.
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Un giorno, sono segnalato come teodem, quello
dopo, come l’alfiere dell’antipolitica. Qualcuno vuole capire che siamo
un’altra cosa? Siamo un gruppo di ragazzi che ha voglia di fare un partito diverso,
il Pd-Pd, un partito democratico per davvero.
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[Al presidente Berlusconi] "Lei ci prova
con tutti", gli ho detto. La sua concezione della politica mi fa parafrasare
una pubblicità: "Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il
resto c’è Berlusconi".
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Io apprezzo il Berlusconi per la
sua tenacia. E per la sua incredibile, incredibile, capacità quando parla dei
problemi italiani, di far dimenticare il lunghissimo tempo che ha passato e
passa a Palazzo Chigi.
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Un pezzo grosso del mio partito sentì la necessità di
spiegarmelo in modo sbrigativo: "Ciccio, a me hanno insegnato che a
trentaquattro anni si rispetta la fila". Disse proprio così: si rispetta la
fila. Come al supermercato, quando tutti abbiamo da svuotare il carrello. Uno
per volta, rispettando la fila. Solo che facendo così in politica non si svuota
il carrello, si svuota l'entusiasmo.
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Firenze è stata la città dei guelfi e dei
ghibellini. Ma poi i guelfi, tanto per star tranquilli, si divisero pure in
bianchi e neri. Io sono un fiorentino vero, non uno che fa il salto della
quaglia come Lamberto Dini. Voglio curare Firenze come si merita e non sono in vendita.
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Mi accusano di aver intercettato voti di
destra. Vorrei svelare un segreto: alle ultime elezioni abbiamo perso! O
troviamo qualcuno che a livello nazionale prenda quei voti border line oppure
non vinceremo mai. Ricordo anche che quelli là, che una volta scelgono Prodi,
un’altra Berlusconi, sono sempre cittadini italiani.
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Dobbiamo liberarci dalla scimmia Berlusconi
che è sulla nostra spalla, incombente e condizionante. Dobbiamo dimostrare che
siamo per il merito, per le capacità individuali. Che non siamo contro la
piccola e media impresa o le partite Iva. Arriviamo al governo e cosa scrive
Rifondazione sul suo manifesto: "Anche i ricchi piangano". Anche i
ricchi piangano? Il tema della sinistra, deve essere anche i poveri sorridano.
È come se avessimo rinunciato a essere il partito delle opportunità.
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Ve lo ricordate, il governo dell'Unione? Dai, il governo più
litigioso della storia repubblicana. Quello in cui un ministro presentava
un'idea e il giorno dopo un altro ministro diceva l'opposto, magari scendendo
in piazza con i contestatori. Perché loro erano l'Unione. Si erano chiamati
così apposta, si vede... Pensandoci bene, verrebbe da domandarsi: ma chi glieli
sceglie i nomi ai partiti politici?
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Noi, parlo della mia generazione, siamo a un
bivio. Dobbiamo scegliere se fare i polli di batteria o avere il coraggio di
usare un linguaggio diverso.
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La politica deve essere conquista, deve essere
senza rete. Bisogna sudare e combattere, essere pronti a rimettersi in gioco.
Come diceva Clint Eastwood: "Se vuoi una garanzia, allora comprati un
tostapane".
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Un fiorentino sopporta tutto. L'importante è evitare –
accuratamente – di passare da bischero, espressione difficilmente traducibile.
I Bischeri erano una nobile famiglia fiorentina che si ritrovò rovinata per
alcuni errori strategici. Diciamo che devi evitare di compiere un errore
gratuito, di tirarti la zappa sui piedi, di segnare un autogol. Perché se passi
da bischero non hai diritto neanche alla compassione che in genere un popolo
dotato di umanità come il nostro riserva agli sconfitti. Se te la sei cercata,
affari tuoi: sei passato da bischero.
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C’è una parte di sinistra che mi detesta e si
lamenta di una mia presunta lontananza dai valori dei padri. Vedremo se è più
di sinistra piangere sulle questione teoriche della classe operaia o ragionare
concretamente su come pulire questa città, creare opportunità di lavoro per i
giovani, per la casa, per il recupero di alcune zone degradate, per la
creazione di 500 posti di lavoro nel settore culturale... Slogan berlusconiano?
La gente però capisce.
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Passeggiando per le strade di Firenze mi rendo conto che non
solo i capolavori universali, ma ogni luogo della città mi dice qualcosa :
un campo sportivo dove ho giocato, un giardino dove ho pianto, persino una
fermata dell'autobus dove ho aspettato qualcosa o forse qualcuno. Ogni angolo
della città deve scatenare un sentimento in chi vuol fare il sindaco.
Altrimenti ha sbagliato mestiere.
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