Pianista e Compositore Italiano
(Ascoli Piceno, 9 Aprile 1969)
La musica non è fatta di note corrette, ma
di passione, dedizione, intenzione travolgente.
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La musica non è questione di numeri, ma di
emozioni vissute da individui, e ogni persona è unica e irripetibile, a suo
modo infinita.
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Cosa voglio io dalla mia musica? Che faccia
un discorso, che abbia delle tensioni interne, che sia temporale, non statica.
Ma soprattutto che esprima se stessa usando le mie energie come quelle di un
suo umile manovale.
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Il futuro non è nella spiegazione, ma è nell'incanto del non
sapere. Davanti all'universo, alla musica, all'esistenza, semplicemente mi
arrendo.
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È meraviglioso come la musica abbia la
possibilità di salvarci dall'irrigidimento, dalle convenzioni a cui tutti
andiamo incontro e farci tornare uno stupore incantato nei confronti delle
cose.
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Ho coltivato nel mio spirito un giardino di rose; l'ho
nascosto dentro una scorza dura. Fuori ho messo un cartello per vietare
l'ingresso ai cattivi.
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Mi piacerebbe cercare e percorrere i luoghi
desolati di Charles Bukowski, il mio scrittore preferito insieme a PauloCoelho. Di lui ho letto praticamente tutto. Mi piace perché è cinico, desolato,
terreno e volgare, ma in maniera autoironica. Penso che nei periodi di crisi,
come quello che stiamo vivendo noi, l'uomo risvegli le sue due anime: quella
spirituale e quella terrena. E lui lo fa in maniera esemplare.
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Credo che portare un pubblico di giovani davanti a
un'orchestra sinfonica oggi sia rivoluzionario, penso sia un modo per rimettere
gli strumenti classici in contatto con la società.
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Nella mia valigia, che poi è uno zainetto,
non manca mai la bacchetta da direttore d'orchestra, la partitura di Evolution,
la maglietta elasticizzata nera che uso sul palco, un paio di jeans blu scuro,
un paio di Converse All Star nere e la crema per addomesticare i capelli ricci.
Nessun iPod. Il mio è un iPod tutto mentale.
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Io vado a Pechino per
affermare con risolutezza la convinzione che l'arte può guarire il mondo e
portare luce dove c'è ombra.
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Se potessi tornerei nel deserto egiziano
dove ho suonato nel 2008. Un luogo davvero poetico. Per arrivare al concerto il
pubblico era stato trasportato a bordo di 500 jeep, ma erano i beduini a fare
strada affidandosi unicamente alle stelle.
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Fortunatamente nella musica non c'è
chi vince e chi perde, ma solo tanta voglia di condividere emozioni ed
esperienze.
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Qualche giorno prima di esibirmi vado a
nuotare in piscina. Per suonare il pianoforte e dirigere l'orchestra è
necessaria elasticità; così con il contatto dell'acqua rilasso la muscolatura,
trovo la concentrazione e ripasso le note.
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Mi rilassa mangiare una fetta di torta al
cioccolato poco prima di esibirmi.
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Vorrei che l'Angelo dentro ognuno di noi prendesse il volo
sulla spinta di queste note ribellandosi alla quotidianità che ci fa
dimenticare le nostre ali.
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Ho rubato qualcosa a tutti i grandi e alla fine ho capito di
aver creato un mio stile originale. Ho copiato la posizione eretta che
conferisce autorevolezza da Riccardo
Muti, il modo deciso di portare il tempo di Arturo
Toscanini, la passione e il trasporto da Daniel Oren e
la capacità di dirigere gli orchestrali anche con uno sguardo di Leonard
Bernstein.
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Nei concerti di piano solo
si crea un particolare feeling di intimità con il pubblico, mentre quando entra
in gioco un'orchestra c'è un'esplosione estroversa di suoni.
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Non nasco direttore d'orchestra, ma in un progetto simile,
che consiste nella registrazione della mia musica sinfonica e in un tour di
concerti, non posso farne a meno. Chi più di me sa come l'orchestra deve
suonare la mia musica? Chi più di me sa cosa sta suonando?
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La musica classica si rinnova dall'interno, mantiene la
propria logica e le proprie strutture formali, e torna a essere un valore
riconosciuto dalla società, al di là dell'abito e del curriculum.
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Io sono piccolo, fragile, indifeso. Posso sbagliare,
commettere errori, anche per ingenuità, leggerezza. Allora, prendo tutto me
stesso e mi abbandono all'universale fluire delle cose, perché in fondo sono
solo un minuscolo granello dell'universo. Affido a Dio queste mie paure. E se
davanti alla sua onnipotenza, riesco a riconoscere la mia infinita piccolezza,
cosa mai può essere la mia ansia, o la mia paura del futuro, cosa potrà mai
farmi la sofferenza?
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