Calciatore
(12 Agosto 1990)
Non penso all’importanza o alla tensione della partita, ma
alla voglia che ho di divertirmi e il calcio per me è tutto, quindi mi impegno
al massimo sempre, in allenamento o in partita non fa differenza.
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Credo che nella vita si debba aver paura di altre cose, non
certo di una partita.
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In quanto a feeling personale, direi prima Mancini e poi Mourinho. Un allenatore deve tirare fuori
il 100% da un giocatore e Mancini è molto bravo perché lo sta facendo.
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Sin da piccolissimo, mio fratello Giovanni, che ora è il mio
manager insieme all’altro fratello Corrado, mi sfidava con una palla di carta e
scotch nel corridoio di casa. Poi passavo tante ore a giocare nei parchi di
Brescia, accompagnato sempre da papà: era in pensione e mi dedicava tutti i
pomeriggi dopo la scuola.
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La vittoria più bella è il primo scudetto, un brivido
indimenticabile. Ovvio che anche la Champions mi abbia entusiasmato. Il Triplete è
stata una conquista ottenuta da un grande gruppo, a cui mi sento affettivamente
legato.
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Il razzismo nasce dall'ignoranza più bassa; è sui bambini
che bisogna agire, e soprattutto a scuola. L'ho capito tardi che la scuola è
essenziale; ringrazio i miei genitori che hanno insistito perché prendessi il
diploma superiore.
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Qui in Inghilterra la stampa scandalistica scrive di tutto,
ed esagera sempre. La cosa che mi dà più fastidio è che in Italia le fesserie
dei tabloid siano riprese e amplificate senza verifiche. Così molti
connazionali prendono tutto per oro colato.