Ballerina Italiana
(Palermo, 30 Giugno 1978)
Biografia di Eleonora Abbagnato
Se mi metto in testa qualcosa l'ottengo, nella danza come in amore. Quando voglio un uomo… Zac! Me lo prendo.
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Se mi metto in testa qualcosa l'ottengo, nella danza come in amore. Quando voglio un uomo… Zac! Me lo prendo.
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Faccio almeno sette ore di allenamento al giorno. Qui vengono i migliori coreografi del mondo: Pina Bausch, Roland Petit... C'è una scuola con maestri pazzeschi. Un internato che ospita decine di ragazzi. Il balletto è considerato importante. Siamo valorizzati.
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Da
piccola pensavo ad una sola cosa: mettermi le scarpette e danzare.
Sapevo che sarei stata circondata dai migliori ballerini, e non mi
curavo di nulla all'infuori della danza. Ma crescendo ti rendi conto di
cosa hai veramente bisogno.
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In
realtà, gli esercizi più dolorosi all'inizio sono quelli per l'en
dehors: il movimento che porta l'interno delle gambe verso l'esterno. La
maestra ti si siede sulle anche.
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La
tv deve essere svago e la tv italiana mi piace. Quella francese è
noiosissima. Ma se l'arte per affermarsi deve piegarsi per forza ai
meccanismi della tv, è un problema. In Italia mi conoscono solo perché
sono andata a "Ballando sotto le stelle".
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A
Parigi sto benissimo: al lavoro non potrei chiedere di piú, ho una casa
e un'auto tutte mie e non mi manca niente. Ma in Italia si vive meglio.
Quello che piú mi manca qui è la possibilità di avere belle amicizie.
La gente è diversa e vive diversamente. A Palermo ho la mia città, la
mia gente, vera, e quindi amici, veri. Appena arriverò ai quarant'anni
andrò in pensione e scenderò giú.
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Puoi andare ovunque nel mondo, ma senza radici, affondi.
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L'Opèra qui in Francia è un tempio, una caserma e una miniera: sforna 140 balletti all'anno. Si sgobba.
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Viviamo rinchiusi in uno studio, ballando tutto il santo giorno, isolati dalla vita reale del mondo esterno.
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Partecipai
a una trasmissione con tanti altri piccoli fenomeni. C'era Pippo Baudo
che presentava. Mi chiamavano la "nana prodigio".
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Oggi
sono poche le ragazze disposte a fare bene tutto questo lavoro. La mia forza è
stata proprio la determinazione: a otto anni già stavo sulle punte. Di
solito si fa a dodici.
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La capacità degli italiani di adattarsi alle situazioni, i francesi se la sognano.