Calciatore Argentino
(24 Giugno 1987)
Tra me e il pallone cè un rapporto speciale. Ancora oggi, come quando ero bambino, so già come dovrò trattarlo e cosa dovrò farne prima ancora che mi arrivi tra i piedi.
(24 Giugno 1987)
Tra me e il pallone cè un rapporto speciale. Ancora oggi, come quando ero bambino, so già come dovrò trattarlo e cosa dovrò farne prima ancora che mi arrivi tra i piedi.
Quando feci il provino per il Barcellona mi fecero palleggiare, dribblare e tirare. Mi dissero "Basta così" quasi subito. Per non correre rischi, mi fecero firmare il contratto al volo, su un tovagliolo di carta.
So che Maradona mi riempie di elogi e mi considera il suo unico erede, ma io non ce la faccio neanche a prendere in mano il telefono per ringraziarlo. Mi vergogno. Sono lusingato da lui e da tutti gli altri per l'accostamento, ma Diego è troppo più di me.
Qual è la cosa peggiore del lavoro di un calciatore? Sono le interviste.
I primi tempi in Spagna sono stati duri: lontano dalla mia terra, dai miei genitori, dalla mia gente. Ero un ragazzino che non usciva quasi mai di casa se non per gli allenamenti e per la quotidiana iniezione di ormoni in ospedale. Poi è arrivato mio fratello Rodrigo, venuto a Barcellona per fare il cuoco, e sono andato a stare da lui.
Non importa quanto corri , ma quanto cuore metti in campo.
Ho cominciato a tirare calci al pallone a quattro anni, per strada, come quasi tutti in Argentina. Imitavo i miei due fratelli più grandi. E li dribblavo.
Alessandro Del Piero è un grandissimo giocatore che ha dato tutto al calcio, alla Juventus e all'Italia. E credo che giochi un calcio molto bello e pulito, è un uomo da ammirare.
Sono un calciatore normale che ogni tanto fa cose eccezionali.
Non fate mai l'abitudine alla vittoria: non gli starete così simpatici a lungo.